Biografia di Sharon dalla Nigeria

Vi racconterò la storia di Sharon, la mia collega nigeriana presso l’azienda di piante in vaso e della nostra avventura nel mondo della musica.

Sharon è nata in Nigeria ed è la settima di otto figli, sei dei quali, purtroppo, sono morti.
La possibilità di frequentare la scuola dipendeva dai soldi che erano a disposizione in quel dato momento.
Solo all’età di dodici anni poté finalmente accedere all’istruzione, grazie ai soldi che guadagnava lei stessa lavorando in una piantagione di manioca.
Questo le permise appunto di pagare la retta scolastica e di acquistare i libri e l’uniforme obbligatoria, rigorosamente di colore verde e bianca.

Nel villaggio, la comunità organizzava feste tradizionali magnifiche.
Il cibo veniva sempre distribuito equamente e scambiato in modo che tutti potessero divertirsi al massimo.
Queste feste erano un bellissimo modo per vivere momenti di felicità e spensieratezza.
Malauguratamente, infatti, erano attanagliati da numerosissimi e violenti assalti a sfondo religioso.
Durante uno di questi il papa di Sharon non fu in grado di fare nulla per evitare che lei è stata attaccata con un machete subendo una brutta ferita a una gamba.

Nei rari momenti di pace, se non era a scuola né a lavorare nei campi e poteva andare a pescare in barca con suo padre.
In quelle occasioni si divertiva molto e ha vissuto dei bellissimi momenti.
Suo padre era un uomo che lavorava molto duramente per poter provvedere alla sua famiglia.
Purtroppo, morì per cause sconosciute e Sharon si trasferì insieme alla sorella e alla madre nella città natale di quest’ultima, dove altri membri della famiglia erano pronti ad aiutarle.

Dopo alcuni anni di relativa tranquillità, le cose andarono di nuovo terribilmente male e si trovarono costrette a fuggire per salvarsi la vita, facendo ritorno al suo villaggio natio con altri membri della famiglia.
Come se ciò non bastasse, all’età di 22 anni, visse per l’ennesima volta un periodo di violenze contro la comunità cristiana.
Tornando dal campo di manioca, si ritrovò di nuovo in mezzo a un attacco terroristico: un inferno di fuoco e caos.
Venne poi a sapere dai vicini che sua madre e sua sorella si erano rifugiate nella chiesa della comunità e che si stavano nascondendo lì.
Scappava con diverse altre persone in un altro villaggio da dove salirono su un autobus verso l’ignoto; pur non sapendo dove andare, sapeva di non voler tornare indietro.
Ha poi scoperto che il viaggio aveva come destinazione la Libia, un posto dove avrebbe dovuto avere facile accesso a un lavoro!
Scelse questa destinazione sconosciuta in fretta e furia, in preda alla disperazione, senza nemmeno avere idea di dove fosse quel Paese.

Il coraggioso viaggio di Sharon.

Sharon, quindi, fuggì dall’ennesimo attacco terroristico contro i cristiani in Nigeria, ritrovandosi lontano dal suo villaggio in fiamme.
A posteriori, si può affermare senza alcun dubbio che ha sopportato quel viaggio terrificante con immenso coraggio.
Una lunga corsa in autobus e una traversata del deserto per poi disgraziatamente finire in un campo disumano in Libia.
Per fortuna rimase lì solo per circa otto mesi prima di essere aiutata da una famiglia libica.
A volte, infatti, veniva selezionata dalle guardie per fare lavori domestici, e lì riceveva in cambio del cibo, in quantità sicuramente maggiore rispetto a quello che poteva avere in prigione.

Per due volte ha provato a intraprendere il viaggio dalla Libia all’Italia con l’ausilio di un gommone.
Il primo tentativo fallì a causa di una perdita nel fondo del canotto e con una sessantina di altre persone sono stati salvati dalla Guardia costiera libica.
Al secondo tentativo, furono avvistati da un elicottero italiano che li accompagnò poi alla nave della Guardia costiera italiana.
Dopo pochi giorni di navigazione, arrivarono in Italia, dove fu registrata e dove ricevette le cure mediche.
Dopo lo sbarco in Italia, rimase in un centro di accoglienza per sei mesi prima di terminare la procedura di immigrazione.
Nel rifugio dove alloggiò successivamente, però, c’erano molte incertezze, così Sharon prese un treno per andare a vivere con alcuni amici.

Io e Sharon

Al mio rientro in Italia dal Sud America (Suriname), ho iniziato a lavorare per mio fratello nella sua azienda di piante da giardino.
In un supermercato ho incontrato per la prima volta Sharon, che mi ha raccontato di aver lavorato da giovanissima in una coltivazione di manioca con sua madre.
Sapevo che un giorno avrebbe lavorato accanto a me, perché avevo capito che era una gran lavoratrice.
Quando è arrivato il momento in cui avevamo bisogno di qualcuno in azienda, infatti, è arrivata Sharon.
Tutto sommato è un bel lavoro, anche se abbastanza pesante fisicamente, sotto il sole spesso caldo di questa bellissima Toscana collinare.

La mattina, durante la pausa ci godiamo un tè e una brioche, mentre nel pomeriggio ci gustiamo del buon cibo africano, a parte il venerdì… venerdì è “pizza time”!

Sharon lavora sodo e impara in fretta, e come extra ricompensa ha ricevuto in regalo una bicicletta dal capo per il suo impegno in azienda.
Le ho quindi insegnato ad andare in bicicletta, ma questo non era abbastanza per lei e ora le sto dando lezioni di guida col furgone, ma per il momento facciamo solo avanti e indietro!

La determinazione di Sharon e la sua fede in Gesù

L’accoglienza ricevuta e il successivo inserimento in Italia non sono stati sempre dei migliori.
Di certo però non sono stati la parte peggiore del suo viaggio particolarmente tormentato.

Un giorno di marzo del 2020, vedendola particolarmente abbattuta, le ho chiesto: «Qual è il tuo problema, Sharon? Perché sei così triste?».
Lei mi ha risposto: «A causa del fatto che tanti italiani stanno morendo per colpa di questo coronavirus, devo pregare per loro perché non va bene così…».

Sharon prega per tutti coloro che soffrono!

Anche se a dirla tutta non è stata trattata con altrettanto altruismo dagli istituti statali italiani, anzi… E questo è davvero vergognoso e molto triste.
Nonostante tutto, però, continuerà a pregare per fare avere ai bisognosi la forza.
Non servono altre parole per descrivere Sharon.
Ha fatto un grande gesto, un gesto che la maggior parte degli europei ha dimenticato da tempo.

Noi europei possiamo solo imparare dalle diverse altre culture: queste, infatti, possono rendere le nostre vite molto più interessanti.
Dobbiamo solo avere la volontà di accettare questa differenza, perché questo non ci porterà altro che enormi vantaggi.
La loro modestia e umiltà e il loro essere felici con poco mi ricordano il passato.
Ormai semplicemente non si è più in grado di riconoscere la vera gioia e né di sapere quando le persone sono davvero soddisfatte.

Sharon non sarebbe Sharon se non aiutasse altre persone.

Tutt’oggi è costantemente prodiga di attenzioni per le persone che ancora si trovano in grande difficoltà nel suo Paese d’origine.
Si impegna attivamente per dare loro un supporto concreto.
Lei ha preparato più volte una “big bag” con dei vestiti, delle scarpe, della pasta e tanto altro per la Nigeria.

Durante la prima ondata di coronavirus ha inviato 1.000 euro alla sua comunità in Nigeria.
Visto che la aiuto io a gestire le sue finanze, non ero del tutto d’accordo con questo suo modo d’agire.
Perché regalare quasi tutto ciò che si possiede mentre si vive in un’Europa costosa non mi sembrava così intelligente.
Ma data la sua fede cristiana, dando ascolto al suo cuore, sentiva che doveva fare qualcosa per la collettività del suo villaggio in Nigeria.
Più tardi, nello stesso anno, una delle famiglie di questa comunità le offrì gratuitamente un terreno di 2.500 metri quadrati.
Aiutare il prossimo è glorificante e gratificante; è meglio voler dare che voler prendere, anche perché non puoi mai sapere come una generosità possa tornare indietro, in un modo o nell’altro.

Sharon: come una vera compagna

Io e Sharon ci aiutiamo a vicenda il più possibile nelle nostre vite, siamo un grande supporto l’uno per l’altra.
D’altronde non potrebbe essere diversamente dato che ci vediamo ogni giorno al lavoro.
Nonostante il mestiere sia duro, è sempre di buon umore e trasmette allegria a chi le sta intorno, e quindi anche a me.

Io ho iniziato a costruire il mio progetto musicale nel 2017, scoprendo passo dopo passo il mondo della musica.
Sharon possiede un minimo di conoscenza nell’editing di foto e video, oltre che di fotografia in generale.
Oltretutto, è lei che si occupa di creare la versione karaoke dei miei pezzi musicali.
Ci completiamo alla perfezione e quindi è naturale che lei sia diventata la mia collaboratrice fissa nel progetto musicale.
Sfortunatamente, a causa delle restrizioni che ci sono state imposte durante il periodo della coronavirus, non abbiamo avuto la possibilità di filmare all’esterno.
Ci siamo quindi dovuti arrangiare, per il momento, scaricando foto e filmati gratuiti e utilizzando il green screen a casa mia.

La fondazione SFF (Sharon’s Farm Fondation)


Ora come ora, Sharon invia troppo spesso denaro alla parrocchia della sua comunità, e ciò non è molto costruttivo.
Il famoso proverbio infatti recita così:
“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita!”
Per questo motivo stiamo ora prendendo in seria considerazione la possibilità di fondare la “Sharon’s Farm Fondation” (SFF) per sostenere al meglio la sua città natale in Nigeria.
Abbiamo a disposizione il lotto di terra che le è stato donato per costruire una casa, una sala ricevimento, una mensa, un negozio e un grande magazzino.
Inizieremo poi con una piantagione di manioca e abbiamo in mente anche di allevare delle capre e delle mucche.
L’idea è di sfruttare il negozio per vendere il cibo da noi prodotto, abiti fatti a mano e altri prodotti tipici di quelle regioni.
Siamo fiduciosi del fatto che il progetto di Sharon avrà successo, in quanto userò l’esperienza che ho acquisito grazie ai progetti di commercio equo e solidale delle banane biologiche in Repubblica Domenicana per fare in modo che tutto proceda al meglio.

Speriamo di iniziare questa iniziativa nel secondo semestre del 2022, coronavirus promettendo.

Sharon ti augura un buon ascolto e una buona visione.